venerdì 26 ottobre 2012

La Libia un anno dopo

Nessun telegiornale ve lo dice, ma ad un anno dall'uccisione di Gheddafi la guerra in Libia non ha finito di creare lutti. Il ragazzo che aveva fatto catturare il Rais è stato ucciso alcune settimane fa e la vendetta feroce per questo regolamento di conti si sta abbattendo sulla città di Bani Walid, fedele al vecchio regime. Però si sa, per la stabilità si sottace di tutto, figurarsi una città dimenticata in mezzo al deserto...

La storia viene scritta dai vincitori, e anche la cronaca spesso.


Missili su Bani Walid,
l'ospedale è ormai al collasso
(18 Ottobre 2012)
Senza tregua l'assedio delle milizie legate alle autorità libiche nei confronti della città che sostenne fino all'ultimo Gheddafi, e dove è stato rapito e ucciso il giovane ritenuto uno degli uccisori del dittatore. Ora la città e i suoi abitanti vengono "puniti" con il massacro indiscriminato. Nell'indifferenza e nel silenzio dei molti amici del nuovo regime
Secondo le testimonianze frammentarie che arrivano dall'ospedale di Bani Walid, ieri sono stati violenti gli attacchi alla città con mortai e missili Grad da parte di milizie di Misurata, Zintan e Suq Juma, con l'avallo dei ministeri degli interni e della difesa libici. L'ospedale ha ricevuto molti feriti. Il dottor Taha, al telefono dall'ospedale, dice: «Siamo pienissimi. Abbiamo quasi cento persone fra cui donne e bambini con ferite e ustioni da esplosione. Tre uomini devono essere amputati, altri due sono morti. Per ora abbiamo quanto serve per trattare almeno i casi più urgenti, ma il nostro ospedale è piccolo ed eravamo già in difficoltà prima per via del blocco. Abbiamo solo due camere operatorie». L'ospedale è nel centro della città, dal telefono si sentono scoppi tutto intorno: «E c'è fumo dappertutto», dice Taha. «Due case sono state centrate da un missile nel quartiere di Barakta dove vive la mia famiglia, un'altra a Zahra», racconta A. che vive all'estero in attesa di asilo e che ha sentito la famiglia. È un tentativo di attacco finale? Le "autorità" di Misurata hanno fatto appello per una massiccia operazione militare contro Bani Walid, «il cancro della Libia», riferisce Ansamed. Altrimenti i nostalgici di Gheddafi riprenderanno fiato e si propagheranno «in tutto il paese».
Le comunicazioni stradali fra la città e l'esterno sono molto difficili da due settimane. Il blocco delle forniture anche mediche (a più riprese gli assedianti avrebbero bloccato veicoli carichi di aiuti sanitari) rende difficile curare i numerosi feriti sia civili che armati, vittime degli scontri e del lancio di missili e colpi di mortaio. Nei giorni precedenti i medici riferivano i nomi di bambini morti e feriti, dicevano di persone con ustioni e ferite da operare e di carenza di materiale ortopedico. Denunciavano il probabile uso da parte degli assedianti di gas velenosi «perché abbiamo casi inspiegabili di difficoltà respiratorie e intossicazioni. Chiediamo ambulanze, ossigeno, analgesici».
La situazione ricorda su scala minore (ma nella stessa indifferenza internazionale) l'assedio a Sirte esattamente un anno fa: allora le truppe del Cnt impedirono per giorni l'ingresso in città da parte della stessa Croce Rossa internazionale (Icrc). A Tripoli l'addetta stampa dell'organizzazione interpellata al cellulare fa in tempo a dire che «sì, effettivamente oggi la situazione è molto peggiorata», poi cade la linea ed è impossibile ripristinarla. Sul sito la notizia più recente è il rapporto dell'Icrc sugli ultimi sette mesi di attività in Libia: soccorso a centri di detenzione, ricerca persone scomparse, aiuti di emergenza a migranti, forniture agli ospedali delle numerose località dove si susseguono scontri, rimozione di ordigni inesplosi. Insomma uno scorcio della nuova Libia.
La Icrc a Bani Walid è arrivata una sola volta, lo scorso 10 ottobre, all'ospedale centrale, grazie a una strada sbloccata, mentre gli scontri avvenivano soprattutto a Mardum, 40 chilometri da Bani Walid. L'ufficio stampa informava allora che «una équipe qualificata con medico e infermiere ha portato in città il materiale necessario per operare cinquanta persone, ha potuto visitare alcuni feriti dalle bombe e dagli scontri, ha parlato con i medici i quali ritengono per ora di poter far fronte alla situazione senza evacuazioni di feriti». Aggiungedo: «Anche perché pochi desiderano essere evacuati». In Libia le persone sparite e incarcerate sono all'ordine del giorno e venire da Bani Walid, ex roccaforte dei fedeli di Gheddafi, non è una buona presentazione.
La crisi a Bani Walid è cominciata quando il Congresso libico ha dato il permesso di usare la forza per arrestare alcuni abitanti, sospettati di aver ucciso Omran Shaaban, che forse aiutò a catturare Gheddafi il 20 ottobre 2011. Da Bani Walid hanno negato categoricamente sostenendo tutt'altra tesi: «Parlate con i medici ucraini che sono qui e possono testimoniare che lo abbiamo curato».
Una petizione provocatoria circolava giorni fa tra gli abitanti della città, l'anno scorso fra le ultime ad arrendersi alle forze del Cnt alleate della Nato: «Chiediamo al Consiglio di Sicurezza dell'Onu di riunirsi per intervenire a proteggere i civili della città». L'Italia non fa alcuna pressione sul suo alleato di Tripoli.

Marinella Correggia - Il Manifesto


lunedì 8 ottobre 2012

Spiacenti...

Sono i giorni della frustrazione per Repubblica e tutti i guardiani dello status quo nostrano, prima la dissidente cubana che non riesce a farsi arrestare, poi il trionfo di Chavez... Davvero delle giornate dure.

Le due storie sono queste:

Yoani Sancez la conoscete tutti purtroppo, è la dissidente cubana che scrive su internet dalla mattina alla sera che nel suo paese non c'è libertà di opinione. La settimana scorsa era così priva di libertà che ha attraversato il paese e si è presentata per inscenare una protesta al processo ad un politico spagnolo, Angel Carromero, colpevole reoconfesso di aver provocato un incidente stradale nel quale sono morti due dissidenti che erano in auto con lui, incidente che naturalmente è stato lungamente bollato come provocato dal regime nei nostri media democratici. Alla fine è stata arrestata, ma non è stata trattenuta neanche 24 ore ed è di nuovo lì a picchiettare sui tasti del suo computer pagatole probabilmente da dei generosi amici americani...

Hugo Chavez è il presidente ininterrotto del Venezuela dal 1999, fatta eccezione per un paio di giorni durante i quali è stato incarcerato nel corso di un tentativo di golpe nel 2002. Ieri quegli stessi cittadini che nel 2002 lo fecero liberare con delle imponenti manifestazioni di piazza, lo hanno rivotato a maggioranza assoluta del 54% (10% di voti in più del suo sfidante) con un affluenza alle urne di oltre l'80%.


Ieri, quando ho visto questo titolo, frutto di un tifo spudorato ed allo stesso tempo dell'irritazione per non poter far più nulla, ho deciso di "ritagliarlo" per darlo in pasto al mio blog quando il popolo venezuelano avrebbe deciso, nonostante tutto, nonostante loro.
ed oggi...



Riusciranno a farsene una ragione?